
La fine reclama il suo opposto: l'inizio. Due punti in uno che continuano a restare due: forse sarebbe meglio dire due zone, perché dell’inizio - così come della fine - non possiamo avere esperienza, in quanto eccedono il dominio della volontà. Due avvenimenti che, dal loro legame di tensione reciproca, generano lo spazio di quel movimento che chiamiamo vita, lo scandalo della vita di quell’animale noto come essere umano.
Nella Sardegna dei nostri giorni una giovane madre lotta e si ribella alle ipocrisie, all’immobilismo e al male che si annidano nella famiglia e nella società per donare al proprio figlio un futuro degno di essere chiamato ancora umano.
Le parole del testo Io non farò la mia fine della drammaturga Paola Atzeni, al di là del loro involucro, hanno in sé la forza di un appello che sa farsi universali e toccare alle viscere il tempo che attraversiamo, per scuotere le pretese di una ragione che, nelle sue varie figure (la Legge, la Madre, la Società), si pretende assoluta, indifferente e cieca allo scandalo della vita che sempre si offre nella bellezza della sua diversità.
Nicolò Columbano
Scene: Tiziano Fario
Luci: Loïc François Hamelin
Suono: Giacomo Sanna
Costumi: Serena Trevisi Marceddu
Immagine: "Lotti di luna" di Leonardo Boscani